lunedì 29 dicembre 2014

Millefoglie di cotechino, lenticchie e purè.

 Lasciato alle spalle il Natale è già tempo per i preparativi di un altro importante evento, ovvero il cenone di capodanno. Da sempre in ogni regione d'Italia c'è una gran varietà di specialità tipiche ma per San Silvestro su ogni tavola ci sarà almeno un cotechino con le lenticchie, vero protagonista della serata.
Negli anni passati avevo già dedicato alcuni post sull'argomento, sulla preparazione  e 

La tradizione ci impone l'abbinamento ormai  consolidato  nel tempo, e visto che gli ingredienti sono obbligati perché non divertirci con una presentazione diversa da solito? E' quindi con piacere che vi presento il 
Millefoglie di cotechino con lenticchie e purè.



Questa ricetta è composta da più step, e visto i vari ingredienti si può preparare anche con qualche giorno d'anticipo (almeno la cottura del cotechino e delle lenticchie). Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono le operazioni principali:

- lessare il cotechino precedentemente avvolto in un panno di cotone (garza, o carta vegetale) in abbondante acqua con sale e aromi (carota sedano e cipolla) per circa due ore. 

- Cuocere le lenticchie in una pentola  (dopo averle sciacquate accuratamente) con dell'acqua, carota sedano e cipolla per circa 40 minuti e comunque finchè non avranno raggiunto la giusta morbidezza, infine aggiungere olio e regolare di sale.  Una volta freddate frullare una parte in un mixer fino ad ottenere una crema della giusta consistenza. Lasciare una porzione di lenticchie intere da servire come accompagnamento al piatto.

Mettere le patate in una pentola con acqua appena sufficiente a coprirle, portare ad ebollizione,
poi coprire con un coperchio e lasciate cuocere per 20 minuti o finché sono tenere e scolarle.
Portare il latte ad ebollizione, poi versate il latte sulle patate e schiacciarle fino a quando sono lisce.
Condire con burro e noce moscata (facoltativo). Aggiustare di sale

 A questo punto è quasi tutto pronto per comporre il millefoglie, manca solo la pasta sfoglia. Stendere il rotolo, e con l'aiuto di un coppapasta ritagliate dei cerchi del diametro di circa 8 cm. Disponeteli su una placca rivestita di carta forno punzecchiandoli con i rebbi di una forchetta in modo che non si gonfino troppo in cottura. Cuocere per 15/20 minuti a 200°.



Ora è veramente tutto pronto per assemblare il nostro millefoglie: si parte con la base, ovvero  di un disco di pasta sfoglia sulla quale adageremo la crema di lenticchie, poi una fetta di cotechino e subito sopra un leggero strato di purè. 
Continuare per un'altra successione identica alla precedente ed infine chiudere con un disco di pasta sfoglia. Come accompagnamento le lenticchie  intere, precedentemente lasciate da parte e ben scaldate.


Varianti e alternative: 

- Per rendere più semplice (o leggero) il piatto si può eliminare il purè e assemblare il tutto solo con la crema di lenticchie.

- Si può aromatizzare la pasta sfoglia con spezie (ad esempio tritando del rosmarino e fare un emulsione con olio extravergine di oliva, quindi spennellare con la stessa i dischi prima di cuocerli in forno.

- Si può anche sbriciolare  il cotechino, per una consistenza più gustosa ho preferito lasciarlo intero ma comunque tagliato molto sottile.



 Buon Appetito e soprattutto un augurio speciale di buon anno.
Ci vediamo nel 2015

lunedì 22 dicembre 2014

Le 10 ricette ideali per il pranzo di Natale


Quella che sta iniziando oggi è la settimana più importante -dal punto di vista enogastronomico- di tutto l'anno. Chissà quante persone nelle scorse settimane, e ancora in questi giorni, stanno pensando, valutando e cercando materie prime e cibarie di ogni tipo. 

Anche dal punto di vista del blog, questo è il mese più frequentato, aumentano le pagine visualizzate alla ricerca della ricetta perfetta o di una semplice ispirazione. Per facilitare il compito ho pensato di riassumere in questo post, con i relativi link, le ricette più visitate a cui sono più affezionato e sicuramente adatte anche per il Santo Natale  e Santo Stefano, ecco in ordine casuale la mia top ten (più un extra bonus)






























ed infine  per chi desiderasse un Natale più "alternativo" ed etnico suggerisco




Extra Bonus: una piccola idea antipasto/aperitivo che in questo ultimo periodo sta ricevendo parecchi consensi in negozio, 



Con queste ricette spero di aver fornito qualche idea nuova  e utile  per le vostre feste in famiglia. Ora mi aspettano gli ultimi tre  giorni di full  immersione pre festivi... 
con l'occasione auguro a tutti buone feste.

lunedì 15 dicembre 2014

il Cesanese di Damiano Ciolli


Come avevo anticipato poco tempo fa, recentemente sono tornato in quel di Olevano Romano, per visitare la cantina di Damiano Ciolli.

Il suo cesanese è  ormai una solida certezza nel panorama vitivinicolo del lazio, tanto se ne è parlato e i riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare. 
La storia ormai è nota a tutti ma è sempre meglio spiegare in poche parole quello che è accaduto in questo piccolo borgo da sempre legato al mondo del vino. Fin dagli anni '50/'60 la produzione di cesanese era incentrata sulla quantità con ben poca qualità anzi erano vini anche con rifermentazioni in bottiglia e residui zuccherini (le cosiddette "romanelle") ma andava bene a tutti e il lavoro non mancava. Nei primi anni del nuovo millennio Damiano inizia a gestire le vigne di famiglia con un concetto nuovo incentrato sulla qualità, il successo è quasi immediato, il cesanese risulta un bel vino e grazie alla sua visione moderna ne coglie l'essenza anche grazie al cosiddetto "terroir". 

Dopo il benvenuto in cantina Damiano ci tiene a far visitare i vigneti, qui non si risparmia sulle informazioni: dagli innesti, ai cloni piantati ai diversi modi di allevamento, la composizione del terreno e l'esposizione. Il paesaggio è molto bello, siamo a circa 400 metri s.l.m  in una zona circondata da tre gruppi montuosi, le foto poi parlano chiaro:













I suoi racconti spaziano tra passato, presente e futuro con tanti nuovi progetti in cantiere ma tutto sempre accompagnato dalla sua filosofia: " i vini che produco devono piacere prima di tutto a me".  Ma vediamo nel dettaglio i suoi  vini:

Silene:  "è il vino d'entrata dell'azienda. Il nome deriva da un fiore molto comune nelle nostre campagne, il Silene Vulgaris riconoscibile dalla caratteristica forma a palloncino. E' ottenuto da una selezione di uve Cesanese di Affile (100%) provenienti da vigneti piantati nel 1981 e nel 2002, allevati rispettivamente a cordone speronato e Guyot. La resa alla raccolta varia da 1,5 a 2 kg a seconda del ceppo (da 6 a 10 grappoli per pianta). Le uve - vendemmiate a mano quando la maturazione ha raggiunto il livello ottimale – vengono fermentate in vasche di acciaio a temperatura non superiore ai 25 °C per preservare gli aromi caratteristici del Cesanese. La fermentazione dura circa 8 giorni; dopo la svinatura il Silene affina in vasche di cemento, sui suoi depositi fini per circa un anno e dopo l'imbottigliamento riposa nelle nostre cantine per ulteriori 6 mesi." *(tratto dal sito aziendale)

C'è da aggiungere che Damiano vinifica separatamente le uve proveniente da ogni singolo vigneto  per capire l'evoluzione nel tempo e decidere di volta in volta il blend, ma anche per una storia e una cultura su questo vitigno visto che non ci sono esempi storici di tradizione nel tempo.

Cirsum: "il cui nome trae ispirazione dal cardo campestre, è la nostra selezione aziendale, proveniente da un vigneto di Cesanese di Affile di circa 1 ettaro, piantato nel 1953 e coltivato ad alberello modificato in parete. Questa vigna produce naturalmente da 4 a 6 grappoli per ceppo. La vendemmia manuale avviene quando la maturazione delle bucce, dei vinaccioli e degli aromi ha raggiunto l'optimum. I grappoli vengono accuratamente selezionati, ed eventuali acini imperfetti vengono immediatamente scartati. Le uve vengono fermentate in acciaio a temperatura non superiore a 25 ° C per preservare gli aromi caratteristici del Cesanese. La macerazione dura circa 15 giorni. Dopodichè il vino viene travasato in botti di rovere francese, dove riposa sui suoi depositi fini per circa 18 mesi. Nel corso dell’affinamento vengono svolti batonages regolari. Dopo l'imbottigliamento Cirsium affina nella nostra cantina per almeno 2 anni." *(tratto dal sito aziendale)

Viene da se che il Silene è un vino più fresco, pronto e "facile", ideale per accompagnare tutto il pasto, il cirsum invece è più strutturato completo e deciso, tanto da meritare un abbinamento specifico a piatti importanti di carne.




Dopo la visita è tappa obbligata il ristorante Sora Maria e Arcangelo, dove Giovanni Milana prepara piatti della tradizione e non solo, ad altissimi livelli, ma di questo già ne avevo parlato qui

Insomma non avete più scuse per non visitare Olevano. 

Damiano Ciolli
Via del Corso 
 Olevano Romano (RM) 
Tel: 06 9564547

Sora Maria e Arcangelo
via Roma, 42
Olevano Romano (Rm) 
tel. 06 9562402 

lunedì 1 dicembre 2014

Zighinì con berbere e injera


Era da parecchio tempo che volevo scrivere un post su questa ricetta, ne avevo sempre sentito parlare e ogni volta ne rimanevo affascinato. I piatti etnici sono così, ti portano lontano con la fantasia facendoti immaginare il paese di origine o ricordandoti profumi e sapori se lo si è visitato di persona.

Lo zighinì è un piatto originario dell'Eritrea, Somalia e dell'Etiopia. In parole povere si tratta di uno spezzatino di carni miste (in genere agnello e manzo) cotto con un mix di spezie (berberè) e servito su del "pane" particolare (injera).

Ok detto così è molto riduttivo ma volevo rendere chiaro il concetto a chi non avessi mai sentito parlare di questa ricetta. In effetti, sia il procedimento di cottura, che le spezie ed il pane richiedono tempo per la loro preparazione. Tuttavia se si ha la fortuna  di avere dei fornitori di fiducia (ristoranti o negozi etnici) che possano fornivi prodotti adatti, freschi e buoni, sarete già a  metà dell'opera.

Visto le molte variabili e la particolarità del piatto (e non avendolo mai preparato prima) non ho voluto rischiare,  ma al tempo stesso volevo conoscere ed approfondire bene questa preparazione. In aiuto è venuta un amica originaria della Somalia che ha procurato berberè e injera "original" unita alla carne di manzo e agnello Magini con la quale abbiamo dato vita ad una bella cena etnica.


Per farmi esplorare a pieno i sapori della sua terra mi ha preparato addirittura due versioni di zighinì. Una più fedele alla tradizione locale fatta con carne di agnello e berberè (molto buona) mentre l'altra versione era con carne di manzo, berberè ma con l'aggiunta anche di pomodoro, e questa versione devo dire è stata la più buona, soprattutto quando il condimento bagnava l'injera, diventava un puro godimento.



La ricetta è rimasta top secret e come detto le varianti sono moltissime, tante che ognuno ha la sua versione, ma non voglio lasciarvi così a bocca asciutta e vi regalo quella di Daniela che già parecchi anni fa ha collaudato lo zighinì sul suo blog e dal 2006 risulta essere il post più letto di sempre (nonché sesto risultato su google alla parola chiave zighiní). Vi consiglio anche di leggere i commenti poiché col tempo ognuno ha apportato qualche consiglio e accorgimento che hanno contribuito non poco alla discussione -ad esempio c'è chi ha scritto che zighinì sarebbe improprio come nome ma andrebbe chiamato doro wot (pollo piccante)-



ZIGHINI' (Eritrea)
1 cipolla
2 spicchi d'aglio
1 cucchiaio di burro chiarificato
3 cucchiai di berbere' (vedi sotto)
1 bicchiere d'acqua
sale
500 g di pomodori pelati
500 g di manzo tagliato a spezzatino

Fare appassire in una padella antiaderente coperta 1 grossa cipolla e 2 spicchi d'aglio tritati. Dopo 5 minuti aggiungere 1 cucchiaio di burro chiarificato, 3 cucchiai di berberé, 1 bicchiere d'acqua e sale. Fare restringere lentamente, poi aggiungere 500 g di pelati e, se c'e' bisogno, un altro bicchiere d'acqua. Continuare a sobbollire per 15 minuti. Aggiungere 500 g di manzo e finire di cuocere per 1 ora, finché la carne e' cotta e il fondo ristretto. Si mangia tradizionalmente sull'injera, in modo che questo si imbeva di sugo.
per il burro chiarificato:
Mettete a sciogliere il burro fresco in una pentola a bagnomaria su fiamma media e costante. Quando il burro è sciolto, abbassate un po' la fiamma e lasciate sobbollire piano.Togliete tutti i residui schiumosi bianchi che si formano e poi colate, aggiungendo al colino una garza.Togliete i residui fino a quando il burro non assume la limpidezza dell'olio. 

INJERA (Eritrea)
500 g di farina di frumento
500 g di farina di mais
250 g di semola di grano duro
25 g di lievito (o 100 g di lievito madre)
500 g d'acqua

Questa  ricetta  è un  modifica dell'originale  che è fatta  con farina  di teff. Mescolare gli ingredienti in una ciotola capiente. Coprire e far riposare a temperatura ambiente 2 o 3 giorni. Lavorare l'impasto fermentato con acqua sufficiente a farlo diventare fluido. Scaldare una padella antiaderente e versate il composto in modo da avere uno strato di 3-4 millimetri, come per una crepe. Quando inizia a rapprendere devono comparire le bollicine, che danno la caratteristica consistenza spugnosa al pane. Coprire e lasciare cuocere per circa 3 minuti, evitando che prenda colore. Lasciar raffreddare su un canovaccio evitando di sovrapporre le focaccette finché non sono fredde. Servire coperte da qualche cucchiaiata di zighinì.

BERBERE' - (Eritrea)
2 cucchiaino di semi di cumino
1 cucchiaino di semi di cardamomo
1/2 cucchiaino di pepe di Giamaica o pimento
1 cucchiaino di fieno greco
1 cucchiaino di semi di coriandolo
8 chiodi di garofano
1 cucchiaino di pepe nero
5 cucchiaini di peperoncino
1 cucchiaino di zenzero
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di sale
3 cucchiai di paprika
1/2 cucchiaino di cannella

In una padella antiaderente fate tostare i semi per due minuti, mescolando continuamente (aprite la finestra perché si forma un gas difficile da respirare). Tritate tutte le spezie con il robot da cucina. Conservate in un vaso di vetro ben chiuso. Si usa per accompagnare carni, verdure e riso.


venerdì 21 novembre 2014

Fegatelli di maiale


Dei fegatelli di maiale avevo già parlato qualche tempo, anni fa ma a rivedere bene non avevo ancora postato una loro foto da cotti.
Recentemente abbiamo avuto modo di cuocerli in negozio quindi con l'occasione ve li ripropongo.


L'assemblaggio è semplice ma ci pensiamo noi, un bel fegato pulito e  tagliato a pezzi regolari avvolti nella loro rete e infilati nello spiedino alternati a foglie di alloro.

Prima della cottura, il condimento : sale, pepe e l'imprescindibile finocchio, il fiore... non il seme.

Poi si può scegliere due tipologie di cottura: al forno oppure in padella (ancora meglio se in tegame di coccio)

La più semplice è ovviamente la  cottura in forno, l'unico rischio è che si asciughino un po' troppo.  In ogni caso si adagiano i fegatelli sulla teglia leggermente unta e si continua la cottura per circa 
40 minuti.

Per quanto riguarda la cottura in padella (o tegame di coccio) la procedura è simile: si unge la padella e si fanno andare i fegatelli a fuoco medio-basso per circa 40 minuti -o anche più- se si seccano troppo si può aggiungere poco vino bianco e continuare la cottura.

In entrambi i casi il risultato deve essere unico, ben rosolati fuori e leggermente rosati dentro.
Buon appetito.

venerdì 14 novembre 2014

"Cucinare Bene" (aggiornamento)


In questi giorni è uscito in edicola "Cucinare Bene" -numero di dicembre- 
dove potrete trovare la mia seconda consulenza sulla pagina della carne. 
Questo mese si parla di filetto.


Grazie alla redazione, a chi comprerà il giornale e a tutte le persone che da tanti anni mi seguono.


lunedì 10 novembre 2014

Itinerari del Gusto : Cantina del Tufaio e Sora Maria e Arcangelo


Continuano le mie visite nelle cantine in giro per l'Italia, dopo la Toscana e la Sardegna, e Campania, questa volta non mi sono allontanato troppo da casa. 
La provincia di Roma è ricca di piccole realtà che realizzano ottimi prodotti, come ad esempio la Cantina del Tufaio presso Zagarolo. 

"L’Azienda vitivinicola "Cantina del Tufaio" posta nel cuore della DOC Zagarolo, è stata fondata nel 1994 dagli eredi della Antica Casata Loreti per continuare una tradizione 
che affonda le radici nel lontano 1881.

La cantina è ricavata nel casale costruito da Tiberio Loreti e da una grotta,

 scavata a mano nel tufo, profonda circa 20 metri.

Piccoli produttori hanno messo a disposizione della cantina alcune vecchie vigne che ancora includono i migliori vitigni tradizionali.

Il nome "TUFAIO" vuole celebrare i banchi di tufo di origine vulcanica che affiorano nelle vigne e che conferiscono al nostro DOC il sentore di "tufo bagnato", tipico del miglior vino di Zagarolo."

(tratto dal sito aziendale)

Questa è la presentazione dell'azienda che potete trovare sul sito e penso che in poche parole riesca a ben descrivere la realtà del Tufaio

Partito da Roma presto, in una mattinata di un giorno festivo, dopo pochi km di autostrada ho attraversato le campagne nei dintorni di Zagarolo fino ad arrivare alla cantina.


 Dopo il rituale di benvenuto si arriva subito al clou della visita
ovvero si scende 
                                               nella grotta scavata nel tufo fino ad arrivare 
                                                        ad una profondità di -20 metri.
                            Qui riposano le bottiglie e soprattutto avviene la presa di spuma per il 
                                                                      metodo classico.




All'interno la  temperatura é sempre costante  -circa 15 gradi- imponente il lavoro fatto per realizzare la grotta, interamente scavata a mano nel secolo scorso. 
Guardando con attenzione si notano ancora i segni dello scavo effettuato col piccone.
 Tante nicchie a destra e sinistra ospitano le bottiglie che riposano al fresco, ma anche l'attrezzatura per l'imbottigliamento ed alcune vecchie botti ormai prese d'assalto da muffe nobili.











 Tornati in superfice si assaggiano i vini:

Il Tufaio Brut : metodo classico dosaggio zero, ottenuto da uve pinot bianco, malvasia, e chardonnay. Affinato sui lieviti per almeno 12 mesi.

Il Tufaio: doc zagarolo superiore, ottenuto da malvasia laziale, malvasia di candia, bombino e trebiangiallo. 

Casale Tiberio : igt rosso Lazio, 100% cabernet Sauvignon
Tufaio Passito: igt bianco lazio ottenuto da uve 100% malvasia laziale.

Ammaria: è un omaggio di Claudio (titolare dell'azienda) a sua moglie Maria. Cabernet sauvignon e merlot maturato in barrique nuove per circa 12mesi. 

ANNIke: è invece dedicato alla figlia Nicoletta. Sauvignon Blanc in purezza













Seduto al tavolo è un piacere scambiare quattro chiacchiere con Claudio Loreti proprietario della cantina e profondo conoscitore della zona dal punto di vista vinicolo e storico. Così si passa inevitabilmente a parlare di vino, discorrendo di vitigni internazionali, del perché Roma non abbia una tradizione di vino rosso autoctono di qualità (cesanese escluso) il ruolo della chiesa nella produzione del vino, per finire con nobiltà poi decaduta proprietaria delle terre nei dintorni della città eterna .
Una vera e propria lezione di storia ed enologia sugli ultimi 50 anni nel lazio. 

Via di Colle Cancellata di Mezzo, 30 
 Zagarolo (RM) 
Tel/Fax 069524502
Cell. 3396380419




Fra una chiacchiera e un sorso di vino, ben presto arriva l'ora di pranzo, quindi proseguendo in direzione est sulla via Prenestina si arriva ad Olevano Romano (culla del cesanese... e presto tornerò anche per visitare la cantina Ciolli) ma per adesso la destinazione è il 


foto tratta dal sito
 Chi mi segue avrà ormai notato che da tempo non parlo più di ristoranti. E' diventato ormai un argomento troppo personale, perché quando si mangia in un posto a mio avviso non ci sono solo le pietanze ma anche l'atmosfera, il servizio e tante altre piccole/grandi cose che rendono l'esperienza soggettiva (al netto dei piatti). Inoltre preferisco visitare solide realtà piuttosto che fare il "talent scout" dell'enogastronomia.

Detto questo il ristorante di Giovanni Milana merita un discorso a parte, poiché anche se nell'insegna c'è scritto 'dal 1950' è accertato che già i nonni nel 1926 avevano il ristorante. La lunga storia della famiglia passa anche per il Pigneto (storico quartiere di Roma) da dove il padre Primo, in seguito alla guerra, dovette rifugiarsi in quel di Olevano.


Il resto è storia dei giorni nostri : attenzione maniacale alla materia prima in gran parte locale o regionale, cura nella presentazione dei piatti e una cantina che inizia con un vasto assortimento di cesanese  fino ad arrivare in champagne passando dalla germania (riesling)  e finendo l'assortimento con tante bottiglie italiane e anche una selezione di birre. 

foto tratta dal sito
Sono quasi sempre le  stagioni a dettare il menu,  in questo periodo ad esempio c'è una lunga serie di piatti in cui protagonisti sono i funghi porcini, ma non manca l'agnello, le animelle la coppa di nervetti,  puntarelle e un interessante dolce alle castagne.





Insomma per un gita fuori porta, ma anche un viaggio apposito non vi deluderà. Una bella realtà premiata con i 3 gamberi nell'ultima guida del Gambero Rosso.

Olevano Romano (Rm) 
via Roma, 42 
tel. 06 9562402 

mercoledì 29 ottobre 2014

Involtini di Arista alle noci e zucca


Ottobre come tutti ben sanno è il mese della zucca e complice anche la festività "adottata" di halloween c'è un incremento di ricette a base di zucca. Un ingrediente che ben si presta per molteplici preparazioni dai primi ai  secondi e perfino alcuni dolci. Anche su queste pagine sono passati un orzotto, una minestra, uno stufato di manzo, e una calamarata, il tutto ovviamente con la zucca come ingrediente principale.  E anche quest'anno non poteva mancare una ricettina a tema:

Involtini di Arista con noci e Zucca

A scanso di equivoci specifico che per arista intendo maiale, scelta che a mio avviso si sposa molto bene con le noci e ancora di più con la zucca. Al contrario la vitella sarebbe stata una carne che non avrebbe retto il contrasto di sapori, mentre il manzo sarebbe stato troppo saporito.

Veniamo alla preparazione: tagliare delle fettine molto sottili di arista,  adagiare al centro della fettina una piccola porzione di farcia composta da macinato di maiale magro condito con poco sale, parmigiano e alcune noci finemente tritate. Avvolgere il tutto e fermare con uno stuzzicadenti.



Per la cottura fare sciogliere una noce di burro in una padella ben calda, appena sciolto  aggiungere il trito di mezza cipolla rossa e quando  inizia a sudare, mettere gli involtini facendo rosolare bene la carne per un totale di circa 10 minuti. 

Dopo che avranno preso un bel colore dorato, aggiungere un bicchiere di latte e continuare la cottura per altri 10 minuti e comunque fino a quando il latte avrà tirato creando una salsetta omogenea.

Cinque minuti prima della fine cottura aggiungere le noci tritate e i pezzetti di zucca, amalgamare il tutto, regolare di sale e/o pepe e servire in tavola.



Avvertenze e Consigli:
 prima di unire la zucca agli involtini é preferibile cuocerla  a pezzi in forno a 180° per circa 20 minuti.
Per chi desiderasse un sapore più "strong" al posto del trito di carne di maiale come ripieno può mettere l'impasto delle salsicce.


martedì 21 ottobre 2014

Crostino Rustico


A volte le cose più semplici (quasi banali oserei dire) sono quelle che hanno più successo. Come il caso di questo Crostino Rustico. Nient'altro che una fetta di pane -preferibilmente sciapo- l'impasto di una salsiccia spalmato sopra e per guarnire il tutto, una fettina di guanciale e semi di papavero.



 Che poi uno pensa : "va beh pane e salsiccia lo faccio a casa da solo" ma quando si trova bello e pronto è un'altra cosa. 
 Per cuocerlo basta accendere il forno a 200° quando è caldo mettere dentro i crostini adagiati sulla placca con un foglio di carta forno, appena raggiunge un colore dorato è pronto (10-15 minuti circa). In alternativa anche sul barbeque facendo cuocere prima il lato della salsiccia e poi rigirare dal verso del pane.